Periodo:

Nati il 21 Marzo

Segni corrispondenti:

Ariete

Pro e contro:

Il carattere forte ed orgoglioso distingue i Roverella, così come la personalità che amano ostentare, più che nascondere. I nativi rischiano spesso di un certo egocentrismo, e raramente amano farsi da parte, anche quando non riescono in qualcosa.

Descrizione:

La Quercia è un albero sacro nell’astrologia celtica, in quanto è la pianta dalla quale i druidi e i sacerdoti raccoglievano il vischio; le sue foglie crescono tripartite. Le si attribuiva, nell’antichità, proprietà oracolari in quanto si riteneva possibile sperimentare nella sua ombra visioni premonitrici. Le persone appartenenti a questo albero sono forti, intelligenti e preferiscono la solitudine alla folla, le riflessioni filosofiche ai discorsi futili. Spesso la loro vita si svolge e viene organizzata secondo il principio della trinità (vive vicino a tre montagne, avrà tre figli, svolge contemporaneamente tre attività). Con queste persone è difficile potersi annoiare. Detestano il caos e inseguono un sogno in cui l’intero mondo diventi esattamente come loro desiderano.
Solide e maestose, non tornano mai sui loro passi, qualunque sia l’ostacolo che incontrano; in generale godono di ottima salute. Intransigenti e poco diplomatici, molto indipendenti, non sopportano limiti e ostacoli. Non amano viaggiare, in quanto la stabilità è la loro forza.
La loro intelligenza è concreta, lucida e dotata di intuizione. Per quanto riguarda le amicizie, i nativi della Quercia sono fedeli e su di loro si può sempre contare e fare affidamento. Si limitano a stringere rapporti solo con le persone che hanno identità di vedute e di opinioni. Buoni i rapporti di amicizia con le persone appartenenti all’abete. Per quanto riguarda la vita sentimentale, le persone appartenenti alla quercia sono soggette ai colpi di fulmine. Gelose della propria libertà non sopportano che si possa resistergli o interrompere il rapporto. Nonostante la disinvoltura con la quale passano da una storia all’altra, non abbandoneranno mai il focolare domestico, in quanto sono conservatori e formalisti e non amano i cambiamenti radicali. Con l’età, si calmano e diventano partner tranquilli. Molto buona l’intesa con le persone appartenenti all’abete e al cipresso.

Roverella (Quercus pubescens Willa) 
Del genere Quercus, analizzeremo in maniera dettagliata la Roverella perché in Italia è la specie più comune. Appartiene alla famiglia delle Fagaceae quindi è imparentata col castagno e col faggio. Il frutto è in “achenio” protetto da un involucro accrescente (una cupola, da cui il nome famiglia delle cupolifere). Al genere Quercus sono ascritte circa 600 specie viventi nelle regioni temperate dell’emisfero boreale. Si ipotizza che Quercus derivi dal celtico Kaerquez, che significa bell’albero.
Questo albero può raggiungere i 20-30 metri di altezza, eccezionalmente arriva a toccare i 40 metri, spesso può assumere un portamento cespuglioso. Il suo areale si estende dall’Europa meridionale (Spagna e Francia atlantica) fino all’Asia Minore.
È una pianta eliofila1, che vegeta dalla pianura fino agli 800-1500 metri di quota in stazioni ben esposte preferendo i terreni calcarei. Può formare boschi puri o misti con rovere, cerro, carpino nero, ornello acero campestre e sorbo montano. È una specie dotata di un rapido accrescimento
ed ha una longevità di 500-700 anni circa. La roverella è caratterizzata da un fusto diritto rivestito da una corteccia nerastra, rugosa e fessurata in piccole placche. La chioma è disordinata e arrotondata. Le foglie sono decidue, alterne, lunghe 6-10 cm con picciolo di 1,5 cm e densamente pelose sulla pagina inferiore, ma che diventano quasi glabre2 con il passare dell’età. Hanno una forma, una lobatura e una dimensione variabile. La fioritura si ha alla fine di maggio: i fiori maschili formano glomeruli numerosi in amenti3, quelli femminili sono all’ascella delle foglie dei nuovi getti. Il nome pubescens deriva dal fatto che gemme, foglie e rami nuovi sono pubescenti (ricoperti da una peluria densa e sottile). Il frutto è una ghianda lunga circa 2,5 cm, bruna lucida a maturità, rivestita nel terzo inferiore da una cupola. Ogni pianta nell’antichità aveva un significato e
un simbolo, la quercia rientrava tra gli alberi cosmici, cioè quegli alberi che sono stati venerati e collegati alle divinità celesti già da popolazioni preistoriche.
La quercia ha avuto sempre un ruolo importantissimo, infatti veniva chiamata dai greci drus, l’‘albero per eccellenza’ e non a caso fu associato a Zeus. Le statue di Zeus erano coronate da rami di quercia con molte ghiande. Questa associazione rimase anche tra i romani, visto che quando costruirono il tempio di Giove fu scelto un luogo nei pressi di una Quercia sacra, e con rami di quercia erano realizzate le corone che simboleggiavano il potere e il valore guerriero.
La quercia viene citata anche in alcuni passi della Bibbia. Jahvé apparve ad Abramo prima tra le querce di Morè, successivamente si ripresentò tra le querce di Mamrè in triplice forma; questa apparizione fu riconosciuta dai cristiani come quella della trinità. Tra le tante leggende che accompagnano la quercia ne riporteremo solo alcune per rendere meglio l’idea della sua forza, longevità, saggezza e fecondità.
Cinque boscaioli impiegarono venti giorni per abbattere una quercia e nel momento in cui la pianta iniziò a cedere i boscaioli si commossero.
Si riteneva che la porta fatta dal legno di quercia allontanasse i guai dalle famiglie e proteggesse dai fulmini, e che le stesse ghiande offrissero la medesima protezione. Veniva considerato Albero della Vita, per la rinascita primaverile; era così che gli uomini prendevano consapevolezza del passaggio dal mondo alla morte. Gli uomini, sotto gli alberi secolari, pregavano e ringraziavano gli dèi affinché gli donassero ricchezza e li proteggessero dalle insidie. Le ragazze mettevano le ghiande sotto il cuscino per sognare l’uomo che sarebbe divenuto il loro futuro marito. La ghianda veniva anche impiegata come alimento per il bestiame, ma anche l’uomo ne beneficiava. Infatti durante le carestie, le popolazioni ne ricavavano il pane e il caffè, quest’ultimo utile per curare il rachitismo. Il tannino, di cui è molto ricca la pianta, ha potere astringente, ed è utile per guarire la tubercolosi polmonare e le emorroidi. Il decotto di foglie, corteccia e ghianda ha proprietà antisettica e febbrifuga. Il legno è robusto, ma facile a spaccarsi, ottimo combustibile; a lungo è stato impiegato per costruire traverse ferroviarie.

1 Specie che vegeta solo

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